CHI ERANO I CELTI



Carta degli insediamenti dei principali popoli celtici e celto-liguri della Cisalpina del IV secolo a.C.
(da i Celti in Italia di Kruta e Manfredi)



I Celti furono un popolo indoeuropeo, chiamati dai Greci Keltòi, Galàtai e Galli dai Romani, erano stanziati in tutta l’Europa settentrionale e centrale.
I primi riferimenti relativi a questo popolo nell’Italia settentrionale, risalgono alla prima Età del Ferro, certamente al IX secolo a.C. con la cultura di Golasecca, la cultura Paleoveneta di Este VIII-VI sec.a.C., quella Villanoviana nel bolognese della Prima Età del Ferro, e probabilmente ancor prima (Età del Bronzo Finale) con la cultura Protogolasecchiana XII-X sec. a.C., la cultura di Canegrate, risalente addirittura al XIII sec. a.C., coeva con la cultura dei Campi di Urne nord europea, o la Civiltà Camuna, nella fase Età del Bronzo Finale. Oltralpe, sicuramente i più importanti furono nell’alta Austria, i Celti Hallstattiani, dall’omonima località (Halstatt), VIII-VI sec. a.C.
I Celti non hanno lasciato alcuna testimonianza scritta della loro cultura fino all’era cristiana, i documenti a loro relativi compaiono nella storia documentata dai greci, quali Polibio e latini: Diodoro Siculo (c.a. 60-30 a.C.), Giulio Cesare (c.a. 100-44 a.C.) riferisce che i Galli della sua epoca si definivano Celtae, Stradone e Pausania (c.a. 160 d.C.).
La parola Celti molto probabilmente è un termine di origine celtica che significa “nascosto”, infatti la forma irlandese (lingua di origini celtiche) di nascondiglio o segreto è ceilt.
Alcuni studiosi ritengono che la parola celti indicasse popolo nascosto o segreto, in quanto vi era la proibizione di tramandare in forma scritta le loro vaste conoscenze, tutto il loro sapere veniva tramandato oralmente.
Giulio Cesare nel libro VI del De Bello Gallico scrive che, per i druidi (la casta sacerdotale dei Celti), non era lecito affidare alla scrittura i loro insegnamenti, onde evitare che le dottrine si divulgassero tra il popolo ed evitando che quelli che imparavano trascurassero di esercitare la memoria affidandosi agli scritti.
I Celti quindi apparvero nel panorama europeo solamente quando in Greci e Romani iniziarono a scrivere resoconti su loro, purtroppo con scritti spesso contrassegnati da pregiudizi e incomprensioni, quindi non del tutto attendibili.
Dal V-IV sec. a.C. si entra nella Seconda Età del Ferro, inizia una fase migratoria delle tribù celtiche, dal nord Europa nuove genti valicano le Alpi ed entrano nei nostri territori.
La loro cultura è detta di La Tène, dal nome del villaggio svizzero dove avvennero i primi rinvenimenti.
I Celti cisalpini mantennero la loro individualità anche dopo l’arrivo dei Celti lateniani, infatti queste nuove genti si insediarono pacificamente nei territori circostanti, non abitati, o popolati da genti non di stirpe celtica, iniziando così uno scambio di culture.
Tra le molte tribù che popolarono il nord Italia, ovvero la Gallia Cisalpina, come venne chiamata dai Romani, vi erano i Biturigi che si stanziarono nelle terre golasecchiane divenendo anch’essi Insubri e fondarono Mediolanum (Milano), i Cenomani tra Cremona e Brixia (Brescia), gli Orobii nell’attuale alto bergamasco, i Lepontii nelle valli dell’attuale Ossola e Canton Ticino svizzero, i Taurini a Taurinorum (Torino), i Carni nell’attuale Friuli, gli Euganei tra il lago di Benacus (Garda) e Tridentum (Trento), i Boii nell’attuale Emilia, fondarono Bononia (Bologna), i Lingones nell’attuale ferrarese, i Reiti nell’attuale Alto Adige, i Vagienni nell’attuale Liguria, i Liguri a nord di Luna (La Spezia) e Florentia (Firenze), i Libicii tra Novaria (Novara) e Vercellae (Vercelli), i Caturigi sulle Alpis Cottia (Alpi Cozie), i Salassi nell’attuale Valle d’Aosta.

I Celti in Italia settentrionale nella Prima Età del Ferro, VI - V secolo a.C.
Con i principali centri urbani e preurbani, le frecce indicano i principali assi dei traffici. (da i Celti in Italia di Kruta e Manfredi)
Comparazione archeologica per stile e forma tra le ceramiche nelle varie epoche (tavola di Cristiano Brandolini)




I CELTI INSUBRI

I Golasecchiani della Prima Età del Ferro

Tra le più importanti tibù celtiche che popolavano le terre a nord del Po nella Prima Età del Ferro vi era quella Golasecchiana.

Prende il nome dal paese in provincia di Varese dove all’inizio del 1800 ad opera dell’Abate Giani avvennero le prime scoperte.

Cronologicamente questa cultura si sviluppa a partire dal XII-X sec. a.C. (Età del Bronzo Finale) con il Protogolasecca e successivamente con il Golasecca I – IX-VII sec. a.C., Golasecca II – VI sec. a.C., Golasecca III - V sec. a.C. (prima Età del Ferro).

E’ ormai accertato che i Golasecchiani corrispondono a quei primi Celti cisalpini chiamati dagli storici Insubri.

La Cultura di Golasecca si estende su un vasto territorio, compreso tra i fiumi Sesia, Po, Serio e le Alpi. Il suo sviluppo è dovuto principalmente al commercio, al controllo delle vie d’acqua e dei valichi alpini, infatti i Golasecchiani avevano la funzione di commercianti intermediari tra quelli Etruschi Padani che importavano merci dall’Etruria e quelli Celti d’Oltralpe.

Influenzati dalla cultura Etrusca, svilupparono e concentrarono i loro villaggi in punti strategici per il controllo dei traffici commerciali, formando un vero e proprio centro protourbano sito a cavallo del fiume Ticino, tra Castelletto Ticino – Golasecca – Sesto Calende e nella zona di Como – Prestino.

Carta dei ritrovamenti della Cultura di Golasecca IX - V sec. a.C. tratteggiati i comprensori protourbani di Sesto Calende - Golasecca - Castelletto Ticino e di Como. (da I Celti, Bompiani)
Ipotesi ricostruttiva di un corteo cerimoniale golasecchiano - alcuni elementi del corredo funebre della II Tomba del Guerriero di Sesto Calende (Va), VI sec. a.C. (da La raccolta archeologica e il territorio, Museo di Sesto Calende)

La scrittura golasecchiana, la più antica tra i Celti

Come gia detto, i Celti non avevano l’uso della scrittura, ma a partire dal VI sec. a.C. i golasecchiani fecero uso della scrittura, per redigere documenti d’uso pubblico o privato e per contatti commerciali.
Usarono come base l’alfabeto etrusco, adattandolo alla loro lingua.

tavola di Cristiano Brandolini
Nomi propri di persona graffiti a caratteri Insubri, su ceramica rinvenuta in sepolture golasecchiane nel territorio di
Sesto Calende
Stele golasecchiana iscritta, rinvenuta a Vergiate nei pressi della chiesa di S. Gallo, fine VI sec. a.C. (disegno di Cristiano Brandolini)





Bibliografia:

AA.VV. I Celti, Bompiani, Milano 1991.
AA.VV. Celti dal cuore dell'Europa all'Insubria, vol. 1-2, Kronos B.Y. Edizioni 2004.
AA.VV. La raccolta archeologica e il territorio, Museo Civico di Sesto Calende, Sesto Calende 2000.
AA.VV. Studi sulla cronologia delle civiltà di Este e Golasecca, Origines, Firenze 1975.
AA.VV. I Leponti, tra mito e realtà, vol. 1-2, Armando Dadò Editore, Locarno 2000.
AA.VV. Atti 2° Convegno Archeologico Regionale, La Lombardia tra Protostoria e Romanità, Società Archeologica Comense, Como 1986.

Elena Percivaldi, I Celti, Un popolo e una civiltà d'Europa, Giunti, Firenze 2003.
Peter Wilcox, Romen's Enemis I, German and Dacians, Men at Arms 129, Osprey Publishing.

Giulio Cesare, De Bello Gallico.
Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri.
Strabone, Geografia.
Svetonio, Vite dei dodici Cesari I.







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